Reportage sull'accoglienza dei rifugiati nei comuni di Noci e Putignano
NOCI (Bari) - «L'Italia per me è come un braccio della mia mamma» dice Farah, una donna pakistana di 35 anni che indossa il velo. Dopo quattro giorni di frequentazione, alcuni rifugiati hanno voglia finalmente di rispondere a qualche domanda. Ci incontriamo nell’aula del centro di formazione “Quasar” di Putignano, nell’entroterra barese, dove seguono ogni giorno un corso d’italiano. I piccoli numeri favoriscono conversazioni di gruppo tra i rifugiati, anche se le nazionalità sono un naturale aggregatore: nella parte sinistra ci sono i pachistani, in quella destra giovani donne nigeriane. (Foto di repertorio)